C’è una cosa che accomuna il migrare allo stare fermi. Ed è l’essere, in entrambi casi, momenti del sistema di produzione capitalistico. Per questo si può combattere chi sta fermo, sostenendo che se non ha soldi per pagare affitto, spesa e cure mediche è perché è un ubriacone sfaticato perennemente stravaccato sul divano. Oppure si può combattere chi migra, accusandolo di procurare degrado, malattie, abbassamento dei salari, eccetera eccetera. Si può fare tutto. Tanto i fatti hanno la testa dura. E così quando la giostra si ferma non vi risparmieranno l’amara sorpresa di ritrovarvi poveri esattamente come prima, di non poter pagare le cure mediche di cui vostro figlio ha bisogno esattamente come prima, di non essere in grado di riparare la caldaia quando si rompe esattamente come prima. In più, però, a differenza di prima, se sul lavoro – vale per i “fortunati” che lo hanno – eravate costretti a dire sì, ora dovete dire pure “sìssignore”. Già. È un amaro destino quello degli esseri umani. Che “finché non avranno imparato a discernere, sotto qualunque frase, dichiarazione e promessa morale, religiosa, politica e sociale, gli interessi di queste o quelle classi, in politica saranno sempre, come sono sempre stati, vittime ingenue degli inganni e delle illusioni”. Lo diceva Lenin, ma per carità. È roba vecchia. Intanto se non siete così sfortunati di ritrovarvi sotto un bombardamento, le bollette che avete sul tavolo sono scadute solo da due o tre mesi, ancora qualche giorno e vi staccheranno acqua e luce. E lo sfratto, che vi è arrivato dopo che avevate perso il lavoro, è solo al secondo rinvio. Magari avete ancora qualche giorno prima di ritrovarvi in mezzo alla strada. Prima di essere considerati ubriaconi sfaticati perennemente stravaccati sul divano se state fermi. O causa di degrado, malattie e abbassamento dei salari se migrate. Perché sì. È davvero un amaro destino quello degli esseri umani.