Brexit o non Brexit: una profezia

Brexit o non Brexit, si può ed è giusto discutere se e come – riassumendo con approssimazione i termini del dibattito in corso – l’esito del referendum britannico sia in grado di aprire spazi di opportunità utili all’avanzamento della causa della sovranità popolare o se non sia, piuttosto, un puro e semplice trionfo del lato oscuro della forza, incarnato dalle pulsioni xenofobe e parafasciste in ascesa in tutta Europa. Allo stesso modo è sacrosanto mettere all’indice il disprezzo per i poveri e i pregiudizi di classe che, senza vergogna alcuna, sono stati ostentati da intellettuali come Michele Serra e Roberto Saviano, immediatamente pronti a scagliarsi contro gli anziani, gli operai e gli abitanti delle zone periferiche, rei di aver condotto la terra d’Albione alla vittoria del leave. Intanto quello che ora accadrà in Gran Bretagna è che in ogni caso le élite economiche coadiuvate dall’ampio fronte della disinformazione borghese faranno esattamente quello che gli pare e gli piace (e quindi, a quanto pare, resteranno nella UE strappando qualche ulteriore vantaggio a loro favore), con l’ausilio e/o l’inazione e/o il massimalismo parolaio ma inconcludente e quindi complice dei laburisti e/o dei conservatori e/o dei movimenti più o meno qualunquisti o populisti o cittadinisti che dir si voglia – tutti uniti, fino a oggi, da una concezione politica basata sulle chiacchiere e, attraverso il ricorso alla delega, sulla strumentalizzazione di un’entità astratta detta “opinione pubblica”; tutti ugualmente incapaci, alla faccia della “partecipazione” di animare la messa in gioco – e quindi il ricorso alla piazza – di una qualunque base materiale collegata alle proprie posizioni. Esattamente come in Italia, quando vinse il NO alla privatizzazione dell’acqua e invece l’acqua è stata privatizzata. Ed esattamente come in Grecia, quando vinse il NO ai diktat della troika e invece questi diktat il paese ellenico li ha rispettati lo stesso, con gli interessi. Nell’uno e nell’altro caso, a continuare le proteste, anche nel nome di una democrazia reale, conquistata dal basso, è stata solo e unicamente l’unica sinistra degna di questo nome: quella di classe e, allo stato delle cose, autorganizzata. Per inciso, dalle nostre parti una buona metà della popolazione, se non di più, non va a votare. Strano, vero?