Ma davvero siamo convinti che quella del Fertility Day, con il suo sfoggio di valori a dir poco oscurantisti, possa essere archiviata alla voce “campagna di comunicazione pubblica fallita” e irrisa al grido di “epic fail”? O non è vero, piuttosto, che la Lorenzin, per conto del governo Renzi, è riuscita grazie a quei ridicoli – ma apertamente sessisti – manifesti con la clessidra e ai grotteschi – ma apertamente razzisti – opuscoli con i neri impegnati a fumare erba, a parlare con tutto quel mondo compreso tra le sfilate delle sentinelle in piedi e le adunate stile family day? Lo stesso mondo che in una regione come il Veneto è già riuscito – attenzione: è già riuscito! – a far ritirare dalle biblioteche scolastiche libri accusati di propagandare l'”ideologia gender” e che se arriva, con alcune sue propaggini, anche ad aggredire e uccidere gay e migranti (la relazione tra eventi squadristi e adunate delle sentinelle in piedi è ampiamente dimostrabile), si organizza ovunque, riempiendo le parrocchie, i bar di quartiere e le farmacie, di volantini inneggianti la “sacralità” della famiglia tradizionale (capita solo a me di vedere simile materiale, unito graficamente alla campagna della Lorenzin dallo stesso stile da pubblicazione dei Testimoni di Geova?). In breve, sono convinto che alla Lorenzin e al governo Renzi della “fertilità” freghi davvero poco e niente. Più importante, per loro, è continuare a scavare sempre più a destra nel tentativo di dare una base materiale al residuale consenso di cui godono. Il risultato, nel caso del Fertility Day, non riguarda semplicemente un concetto deformato e deformante di “salute”, ma ha a che fare con il tentativo di organizzare un nuovo movimento reazionario di massa. E da questo punto di vista, ricordando come la prima vittima dei regimi fascistoidi – e il governo del Partito Democratico non fa eccezione – sia sempre il senso del ridicolo, mi spiace constatare come il Fertility Day debba essere considerato un tentativo compiutamente riuscito.