Non sono Parigi
resto un senza casa
per questo le mie lacrime
significano qualcosa.
Non sono Charlie
sono disoccupato
e il pane con l’inchiostro
non me lo sono mai comprato.
Non sono Bruxelles,
non sono New York,
non sono Nizza:
sono la stella del mattino
di un avvenire
che ha smarrito il sole,
sono un operaio
in cassa integrazione.
Sono il giovane senza prospettive,
sono il migrante soffocato dalle onde,
sono i cinque euro
che spettano al bracciante.
Non sono Monaco
lo sanno tutti quanti:
frocio, negro, zingaro, drogato, disoccupato, comunista…
nelle periferie che allattano i perdenti,
mi hanno avvelenato
e ho perso i denti.
Per lottare
mi restano le unghie,
affilate con la luce degli scontri.
Sui giornali ho letto «siamo in guerra»
ma sulla strada
i cadaveri dei morti
non sono dei padroni,
sono i nostri.