In fin dei conti, diceva Marx, un tavolo non è nient’altro che un pezzo di legno. O meglio, non è nient’altro che un pezzo di legno che un essere umano, con la sua attività, ha provveduto a cambiare in modo utile alle sue esigenze. E se fino a qui non c’è nulla di strano nell’osservare un pezzo di legno trasformarsi in “tavolo”, ecco che le cose cambiano nel momento in cui lo stesso soggetto, che pure non aveva problemi a constatare il come e il perché un pezzo di legno diventava tavolo, è costretto a perdersi nei gorghi della produzione, della promozione e della distribuzione per avere finalmente a che fare non più con una semplice materia prima quale il legno, né con un banale oggetto, come indubbiamente è il tavolo, ma con una presenza assai più inquieta: la merce. E «appena si presenta come merce», osserva Marx, con una penna capace di introdurre il lettore in regioni più straordinarie e spaventose di quelle in cui è entrata Alice passando attraverso lo Specchio: «Appena si presenta come merce il tavolo si trasforma in una cosa sensibilmente sovrasensibile. Non solo sta coi piedi per terra, ma, di fronte a tutte le altre merci, si mette a testa in giù, e sgomitola dalla sua testa di legno dei grilli molto più mirabili che se cominciasse spontaneamente a ballare». Continua a leggere Una maglietta vi seppellirà: come e perché i dannati della Terra continuano a “indossare” Ernesto Che Guevara
Categoria: Lotte sociali
7 novembre: Commemorazione e Rivoluzione
Piazza Santi Apostoli, Roma. Dal 10 agosto 66 nuclei familiari vivono accampati sotto i portici di una chiesa. Dal 10 agosto rifiutano di essere divisi e dispersi in strutture pseudoassistenziali. Dal 10 agosto dicono che si parte e si torna insieme e praticano con coerenza e sacrificio il valore della solidarietà. Nessuno di loro, si badi bene, ha in tasca “Il manifesto del Partito comunista” e non tutti sanno o ricordano che il 7 novembre di 100 anni fa la gente come loro si gettò contro il Palazzo d’Inverno facendolo proprio. Nessuno di loro, inoltre, dal 10 agosto ha più avuto la disponibilità di un bagno o di una cucina, anche se da tutta Roma l’intero popolo dei senza casa si mobilita tutti i giorni per garantire la colazione, il pranzo e la cena ai loro compagni e per ospitarli a turno in modo che ognuno possa farsi la doccia, riposarsi, fare studiare i ragazzi che vanno a scuola e giocare i bambini; per far sentire loro come sono tutt’altro che soli nella degna resistenza che stanno conducendo. Perché nelle tasche vuote di quelle famiglie c’è la pienezza della cosa più importante: l’interesse oggettivo che rende concreto e necessario il desiderio di cambiare lo stato di cose presente. Perché la rivoluzione non ha tempo di assistere ai suoi funerali ma vive in ogni casa che viene occupata. Buon 7 novembre alle famiglie di Santi Apostoli.
Senza casa e senza cose: dopo lo sgombero, ecco il trattamento imposto alle famiglie di via Quintavalle
Arrivando in via Quintavalle, nel palazzo abbandonato di Cinecittà, a Roma, in cui per oltre quattro anni hanno vissuto un centinaio di nuclei familiari, il traffico delle poche automobili impegnate a raggiungere i parcheggi degli uffici lasciati aperti dalla crisi è interrotto da un rumore insolito: una specie di forte tonfo, seguito come da un secco frusciare di catene. Continua a leggere Senza casa e senza cose: dopo lo sgombero, ecco il trattamento imposto alle famiglie di via Quintavalle
Il mercato e la rendita: come e perché è necessario che sempre più gente resti senza casa
Se esistesse una “legge di mercato”, le case – solo a Roma, di sfitte, ce ne sono centinaia di migliaia, milioni in tutta Italia – le svenderebbero a cassettate intere, esattamente come si fa al mercato, quello vero, con la frutta rimasta invenduta per tutta la giornata. Ma non esiste una “legge di mercato” che obbedisce a un qualche rapporto tra la domanda e l’offerta. Esiste, al contrario, un monopolio violento che reclama un interesse sempre più alto tanto con la forza bruta del manganello quanto con la persuasione dell’ideologia. Continua a leggere Il mercato e la rendita: come e perché è necessario che sempre più gente resti senza casa
Nosotros
La città orizzontale. Etnografia di un quartiere ribelle di Barcellona
23 GIUGNO 2017 C/O LAGO EX SNIA (Via di Portonaccio – Roma), ore 19
Presentazione del libro “La città orizzontale. Etnografia di un quartiere ribelle di Barcellona” (Napolimonitor 2017). Insieme all’autore Stefano Portelli intervengono Cristiano Armati (Movimento per il Diritto all’Abitare di Roma) e comitati attivi contro cementificazione e speculazione.
A seguire aperitivo e ascolto degli uccelli al tramonto a cura del Forum territoriale permanente Parco delle Energie e del WWF Pigneto
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Chiedi chi era Lorenzo Bargellini
Chiedi chi era Lorenzo Bargellini. Nelle strade di Firenze o nelle vie di Roma, ovunque vi sia stato chi, scesa la sera, abbia dovuto raccogliere in qualche busta le sue cose per sdraiarsi su una panchina, infilarsi in una macchina abbandonata, rifugiarsi sotto un ponte. Continua a leggere Chiedi chi era Lorenzo Bargellini
Ragazzo negro – #jesuismaguette
Che poi, quando si parla di un nero come Nian Maguette, per i media di regime è comunque un “ragazzo”, anche quando ha 53 anni è sempre un “ragazzo negro”. Attenzione, perché la linea del colore si intreccia con la classe in un comune intento disumanizzante. Infatti, com’è che i borghesi chiamano l’operaio – che sia addetto alle pulizie, alla riparazione delle fotocopiatrici o alla manutenzione delle vending machine non ha importanza? Lo chiamano “omino” se è maschio, “omina” se è femmina #jesuismaguette#blacklivesmatter
Riconoscere e smascherare le parole e i volti della reazione: neofascismo e propaganda reazionaria
Come antifascist* ci confrontiamo quotidianamente con i messaggi che dai mezzi di comunicazione alimentano e legittimano a livello sociale razzismo, sessismo e in generale l’aggressione morale e fisica verso chiunque risulti “incompatibile”, “irregolare”, “illegale”. In breve, contro chiunque (immigrato, donna, omosessuale, comunista, anarchico…) possa, bastando a ciò la sua semplice esistenza in vita, rappresentare una minaccia all’ordine costituito. I “diversi” vengono individuati da questa propaganda come elemento disgregante di equilibri sociali che sono in verità attaccati dall’azione violenta di un capitale sempre più in crisi e dai vari governi neoliberali, di centrosinistra o centrodestra, a suo servizio. Da questo punto di vista la propaganda reazionaria strumentalizza una legittima rabbia popolare, una rabbia confusa contro il sistema, variamente identificato con pezzi di ceto politico corrotto o con la finanza, una rabbia provocata dalla paura, da parte dei molti impoveriti dalla crisi, di perdere quel poco che hanno. Si forma così un terreno in cui i diversi gruppuscoli fascisti cercano di inserirsi, da una parte sostenendo parole d’ordine populiste e camuffandosi da “gente comune”, dall’altra agendo secondo i propri scopi, ovvero spingendo nella direzione di svolte reazionarie ancora più marcate e violente. Continua a leggere Riconoscere e smascherare le parole e i volti della reazione: neofascismo e propaganda reazionaria
La gente come noi
Diranno che siamo illegali,
perché abbiamo perso prima il lavoro
e poi la casa.
Diranno che siamo terroristi,
perché insieme al lavoro
abbiamo perso anche i documenti.
Diranno che siamo violenti,
perché abbiamo sfondato le porte
che ci costringevano a dormire per strada.
Diranno che siamo pericolosi,
perché non abbiamo casa, non abbiamo lavoro
ma non abbiamo neanche paura: vogliamo tutto.
Diranno che siamo prepotenti,
perché non siamo padroni di niente
ma neanche servi di nessuno.
Diranno che siamo ignoranti,
ma sappiamo serrare le fila in un picchetto
e resistere. Un minuto più di loro.
Diranno tante cose,
noi soltanto una:
la gente come noi non molla mai.