Esposito: il lato oscuro della mediocrità

La guerra allo Stato Islamico infuria. Ma mentre la solidarietà internazionale dà il suo prezioso contributo alle Unità di Protezione Popolare (Ypg) grazie alla generosità di compagni e compagne di tutto il mondo e quindi anche italiani, il piddino Stefano Esposito non ha nulla di meglio da fare che prendersela con un centro sociale torinese: “Comunque Askatasuna va sgomberato – ha dichiarato il famigerato sìtav – è un luogo opaco dove la pratica violenta è il primo comandamento. Lo dico da anni e lo confermo oggi”.
Il senatore Esposito è uno che ha coperto le molestie sessuali subite da una compagna in Val di Susa, figuriamoci se può essere in grado di dire una cosa appena passabile – o meglio, di stare zitto – su ciò che accade in Rojava o su chi combatte in prima linea l’avanzata fascista. Il problema però non è né l’intelligenza di un personaggio come Esposito, né la responsabilità oggettiva di una dichiarazione che lo pone con l’Isis dalla stessa parte della barricata, né la sua caratura morale – pari a zero. Il problema è che selezionando, valorizzando ed esaltando gli Esposito, si seleziona, valorizza ed esalta quel lato oscuro della mediocrità tipico dei regimi. Cosa, infatti, se non il senso del ridicolo, è la prima vittima del fascismo? Per questo Esposito è il degno prodotto del renzismo che, sulla scia del ventennio berlusconiano, segna un’altra tappa lungo quella strada che, in attesa di definizioni migliori, propongo di chiamare “come si (ri)diventa fascisti”.

Esposito e i marò

Pioverà

Pioverà.
E il fango, tracimando dalle fogne, affogherà i vostri figli negli asili a cui hanno avuto diritto in cambio di centocinquanta euro al mese dopo due anni di lista d’attesa.
Ne avevate due, di figli. E insieme non arrivavano a sei anni.
Pioverà.
Ma non basterà a lavare via le lacrime che versate per vostra moglie, morta annegata mentre andava a farsi visitare.
Cento euro di ticket li aveva già pagati. Poi ci sono voluti sette mesi per avere quell’appuntamento.
Pioverà.
E a uccidervi non sarà la morte. Ma le tangenti versate da un palazzinaro insaziabile a un politico corrotto.
Così uno ha spianato le montagne per fare spazio alla TAV, l’altro ha pippato tutta la notte e voi siete stati travolti dal fango mentre provavate a tornare a casa con la macchina nuova.
Peccato. Mancavano solo 75 rate e poi avreste finalmente potuto chiamarla “vostra”.
Pioverà.
Poi pioverà ancora.
Non aspettate la tomba.
Rivoltatevi ora.