Quale eredità lasciamo alle nuove generazioni distruggendo la scuola pubblica? Quale memoria è rimasta dei pacifisti, dei disertori, degli antimilitaristi nella grande retorica delle celebrazioni per la prima guerra mondiale? Quale futuro ci consegnano le lotte per la casa e nella metropoli? Quali alternative ad una istruzione escludente e repressiva?
Mentre la kermesse culturale della città si adagia nella valorizzazione di un’eredità pacificata, noi torniamo a dire che la memoria, la cultura e il pensiero sono campi di conflitto…
ore 16.00: presentazione del libro “La scintilla” di Cristiano Armati (Dalla valle alla metropoli, una storia antagonista della lotta per la casa). A seguire aperitivo
Ne parleremo con l’autore, che racconta la continuità delle lotte per la casa in Italia dagli anni ’70 ad oggi, spiegando come da sempre su questo tema solo l’organizzazione e la rivendicazione ha consentito ai più deboli e agli sfruttati di strappare diritti, politiche sociali e spazi di vivibilità.
Che nelle metropoli italiane il prezzo di un affitto sia spesso superiore allo stipendio medio di un lavoratore, dice tanto sulla lotta per la casa e sulla realtà delle occupazioni abitative. Ma sul come, partendo da un bisogno, la pratica dell’azione diretta e dell’autorganizzazione abbia costruito una realtà di uomini e donne radicalmente avversi al sistema economico attuale, le statistiche tacciono, l’informazione mainstream diffama e la repressione colpisce inesorabile, distribuendo nel silenzio severe misure restrittive e anni di galera. Eppure anno dopo anno, azione dopo azione e, soprattutto, occupazione dopo occupazione, la lotta per la casa ha vinto la battaglia contro la rassegnazione e ha restituito un tetto a migliaia di persone espulse dal sistema. Un libro scritto sulle barricate del ventunesimo secolo insieme ai militanti dei movimenti per il diritto all’abitare, in grado di spaziare dagli anni Settanta ai giorni nostri, dalla battaglia di San Basilio fino agli “Tsunami Tour” romani e alle nuove resistenze contro lo scempio delle grandi opere (la Tav) e dei grandi eventi (Expo): una narrazione partecipata e sorprendente; come una scintilla che, nella notte del capitalismo globale, continua a tenere viva la fiamma della rivoluzione.
È il 5 settembre del 1974 quando per Roma e dintorni inizia a girare una notizia tanto allarmante quanto inaspettata: stanno sgomberando a San Basilio!
Chi, rispondendo all’appello, si precipita nel quartiere trova uno scenario da guerra civile. Come vere truppe d’occupazione, le forze dell’ordine hanno invaso la storica borgata romana ma, dopo aver allontanato una prima volta gli occupanti dalle proprie case, non possono impedire una nuova occupazione degli appartamenti la sera stessa.
Il Comitato di Lotta per la Casa, insieme a un fronte sempre più ampio di sodali, rinforza la difesa, ma il 6 la storia si ripete:
La polizia arriva la mattina in forze per effettuare lo sgombero in via Montecarotto, ma trova una resistenza organizzata all’innesto della via Tiburtina con via del Casale di San Basilio, dove nella notte era stata alzata una barricata. Iniziano gli scontri con lanci di lacrimogeni e ripetute cariche a cui i manifestanti rispondono con un fitto lancio di molotov e sassi. La polizia comunque riesce a transitare da via Nomentana, circonda le case e inizia un fitto lancio di lacrimogeni sparati anche sui balconi e si fa largo a colpi di manganello: una bambina di 12 anni rimane ferita. In alcuni appartamenti si verificano focolai di incendio (Massimo Sestili, “Sotto un cielo di piombo. La lotta per la casa in una borgata romana. San Basilio settembre 1974”, in “Historia Magistra” n.1, 2009).
Le case sgomberate, in ogni caso, vengono nuovamente occupate nella stessa giornata. E proprio grazie alla determinazione di chi resiste, il 7, sabato, si respira aria di tregua, con gli avvocati di Movimento che riescono anche a recarsi in Prefettura per cercare di far ritirare l’ordinanza di sgombero. Potrebbe sembrare tutto finito, eppure è proprio la domenica il giorno atteso dalla polizia per sferrare l’attacco più feroce. Alle otto riprendono le operazioni di sgombero, ma non trova persone disponibili ad abbandonare ciò che hanno conquistato senza lottare. Intorno alle 17, addirittura, una donna di 24 anni imbraccia un fucile da caccia e, dalla finestra di casa, spara contro i poliziotti, ferendo un vicequestore. Alle 18, l’assemblea popolare riunita per cercare di capire il da farsi viene attaccata con i lacrimogeni: la reazione della folla è compatta e la celere, lanciata alla carica, perde la testa insieme alle sue posizioni.
È la guerra: il popolo da una parte, le forze dell’ordine dall’altra. Il quartiere è isolato, i pali della luce divelti, qualunque cosa utile a essere lanciata viene utilizzata allo scopo e i mezzi di trasporto, parcheggiati per provvedere alla deportazione degli sgombrati, vengono dati alle fiamme.
Le armi da fuoco, è vero, non sono soltanto appannaggio della polizia. Ma su questo versante, ovviamente, gli occupanti non possono competere con chi indossa la divisa. Si supplisce con il cuore e con la solidarietà. Le barricate chiamano e Roma risponde. La polizia, però, continua a sparare. Proiettili come se piovesse in via Fiuminata dove, a essere colpito al petto da una pallottola calibro 7,65, è un ragazzo con il casco rosso.
Quel ragazzo ha appena diciannove anni. Vive a Tivoli, dove milita nel Comitato proletario, un organismo di Autonomia Operaia. Suo padre fa il netturbino, la mamma è casalinga. Lui, dopo gli studi alla scuola alberghiera, aveva lavorato in diversi bar e ristoranti prima di provare a trasferirsi in Francia. Tornato in Italia, ci sarebbe stata una buona notizia ad aspettare la sua famiglia. Dopo una lunga attesa, finalmente era arrivata l’assegnazione di una casa popolare a Villa Adriana. Quell’8 settembre, prima di correre a San Basilio per difendere le case occupate, aveva aiutato con il trasloco… alle 19 e 15 circa si ritrova su un taxi, impegnato in una corsa disperato verso il Policlinico. Quando il mezzo arriva a destinazione è troppo tardi. Il ragazzo con il casco rosso è morto: si chiamava Fabrizio Ceruso; «per loro non eri nessuno», dice A Fabrizio Ceruso, una delle canzoni anonimamente dedicate al ragazzo di Tivoli:
Soltanto 19 anni per loro non eri nessuno / soltanto 19 anni e per loro non eri che uno / uno come tanti, un cameriere, un garzone d’officina / un operaio, un disoccupato un emigrante…
Nemmeno la data dell’omicidio di Fabrizio sembra frutto del «caso». L’8 settembre del 1943, con l’esercito italiano allo sbando, era stata la milizia popolare a tentare la resistenza contro i nazisti. A Tiburtino III, non lontano da San Basilio, la memoria del cadavere della popolana Caterina Martinelli, ammazzata dalle SS mentre con altre donne del quartiere assaltava un forno nel vano tentativo di conquistarsi il pane con cui sfamare la famiglia, riallaccia il legame con gli ideali di una Resistenza che, trasformata in lotta per la casa, significa davvero giustizia e libertà. E se Caterina Martinelli era diventata la martire della lotta contro la fame, dopo l’8 settembre del 1974 Fabrizio vive in ogni casa che viene occupata.
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Accettare, come effettivamente è avvenuto nelle aule dei tribunali, che la morte di Fabrizio Ceruso resti archiviata con un non luogo a procedere «essendo ignoti gli autori del reato» non significa solo trascurare le numerose testimonianze che individuano in un poliziotto che si inginocchia ed esplode quattro colpi l’autore del gesto. Significa, in una situazione di estrema gravità, provare a dimenticare la situazione repressiva vissuta dall’Italia nel corso del 1974: l’anno della strage di Brescia (28 maggio; 8 morti e 102 feriti) e del treno Italicus (4 agosto; 12 morti e 45 feriti); ma anche l’anno in cui la rivolta scoppiata nel carcere di Alessandria (9 maggio; 5 morti tra detenuti e ostaggi) viene soffocata nel sangue dall’assalto deciso e diretto dal generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.
Il tentativo di sgombero di San Basilio, in un simile clima, è un altro capitolo della strategia della tensione e, inaugurando la futura «linea della fermezza» adottata nella repressione dei fenomeni d’insorgenza sociale, segna la scelta di attaccare deliberatamente un movimento in crescita come quello della lotta per la casa nel tentativo di stroncarlo, impedendo all’autorganizzazione di diffondersi, alle famiglie coinvolte di predisporre una resistenza efficace e alle occupazioni abitative di moltiplicarsi. Analizzato in questi termini, il tentativo fallisce. Al contrario, a San Basilio fu proprio nel momento in cui il quartiere apprese dell’assassinio di Ceruso che la lotta si trasformò in una battaglia autenticamente popolare, senza distinzione alcuna tra occupanti e assegnatari. E, come recita Rivolta di classe, un’altra canzone popolare dedicata alla battaglia di San Basilio, «la casa si prende, la casa si difende» continuerà a essere lo slogan di qualunque episodio di riappropriazione:
La casa compagni si prende / l’abbiam gridato tante volte / e dopo la si difende / da padroni e polizia…
Le case, dunque, saranno occupate ancora, i diritti rivendicati, le conquiste sociali difese: «Sarebbe sbagliato», si scrisse allora, «“mitizzare” lo scontro di S. Basilio in quanto ancora episodio (anche se tra i più belli e i più profondamente radicati nella coscienza di classe) e non già acquisizione permanente di quel comportamento da parte del movimento per la casa».
Un’affermazione, proveniente dall’area dell’Autonomia Operaia, con cui si sottolineava come, partendo dall’abitare, fosse inevitabile arrivare allo scontro con strutture di potere disposte a tutto pur di non cedere un centimetro del proprio interesse alla classe contrapposta. E in effetti, ad appena un giorno di distanza dalla morte di Ceruso e dopo che, inferocita per l’omicidio del ragazzo di Tivoli, tutta San Basilio si era scagliata contro la polizia ingaggiando una guerriglia lotto per lotto, la Regione Lazio si decideva a riconoscere il diritto alla casa popolare a chiunque, vantando i necessari requisiti, avesse occupato un alloggio prima dell’8 settembre del 1974.
Per molti palazzinari simili provvedimenti rappresentavano – e rappresentano – un danno concreto. Il rischio di una perdita economica nel nome della quale si potrebbe tranquillamente tornare ad ammazzare ancora.
Cristiano Armati, Cuori rossi, Newton Compton, Roma, 2006.
Massimo Carlotto, San Basilio, in In ordine pubblico, a cura di Paola Staccioli, Fahrenheit 451, Roma 2005
Raimondo Catanzaro – Luigi Manconi, Storie di lotta armata, Il Mulino, Bologna 1985.
Gian-Giacomo Fusco, Ai margini di Roma capitale. Lo sviluppo storico delle periferie: San Basilio come caso di studio, Edizioni Nuova Cultura, Roma, 2013.
Ubaldo Gervasoni, San Basilio: nascita, lotte e declino di una borgata romana, Edizioni delle Autonomie, Roma, 1986.
Sandro Padula, San Basilio, 8 settembre 1974: Fabbrizio Ceruso e la lotta per il diritto alla casa, in «Baruda.net», 8 settembre 2014.
Massimo Sestili, Sotto un cielo di piombo. La lotta per la casa in una borgata romana. San Basilio settembre 1974, in «Historia Magistra», n.1, 2009.
Pierluigi Zavaroni, Caduti e memoria nella lotta politica. Le morti violente della stagione dei movimenti, Carocci, Roma, 2010.
A cura di «Progetto San Basilio – Storie de Roma» è in corso di preparazione un film documentario sui fatti del settembre 1974 intitolato La battaglia – San Basilio 1974
Questo di Cristiano Armati è un buon libro. Ed è un buon libro perché ha diversi meriti. Uno è senz’altro quello di descrivere un argomento ”militante” come è il movimento di lotta per la casa in maniera comprensibile e intelligibile anche a chi militante non è.
Trattare delle occupazioni a scopo abitativo può voler dire infilarsi in un terreno scivoloso. Infatti questo è un argomento quasi totalmente schiacciato dalla narrazione tossica del mainstream. La nostra stampa, ed i media in generale, fanno a gara a chi più riesce a soddisfare le esigenze dei poteri forti e, dietro l’emergenza abitativa nelle nostre metropoli, i poteri forti ci sono eccome. Così l’occupazione di spazi vuoti lasciati volutamente e scandalosamente marcire dalla lobby dei palazzinari per i media diventa racket; gli alloggi pubblici strappati al degrado e l’incuria diventano case popolari tolte ai legittimi proprietari: praticamente, per dirla come l’autore, a sentire i talk show una vecchietta non può uscire di casa a prendere un caffè che i movimenti gli occupano la casa!
Quindi dobbiamo riconoscere a Cristiano anche il merito di aver scritto una contro narrazione chiara e scorrevole della storia del network Abitare nella Crisi e soprattutto della sua espressione romana autodefinitasi come Movimenti per il Diritto all’Abitare, di cui egli stesso è protagonista di primo piano.
La narrazione si snoda su due livelli che si intersecano: quello teorico-politicoe quello della descrizione vera e propria della azione diretta che coglie con nitidezza quella che è stata una grande stagione di lotte per la casa nel biennio 2013-14. D’un fiato si leggono le pagine che raccontano lo Tzunami Tour, l’ondata di occupazioni contemporanee a scopo abitativo che i movimenti romani lanciano il 6 dicembre ’12 e che proseguirà per tutto il biennio successivo. Occupazioni che daranno il via a ad un eccezionale periodo di lotte dal basso che, coagulandosi attorno al diritto all’abitare, si salderà in una piattaforma di rivendicazioni socialmente avanzata: reddito, lavoro, istruzione, salute sintetizzati in un celebre slogan: “una sola grande opera, casa e reddito per tutti”.
La critica al “sistema crisi” elaborata dagli ambienti romani trova la sua corrispondenza anche nel resto del paese ed in particolare nella valle che resiste al TAV. Da questo, e dalla constatazione che solo attraverso l’unione delle lotte dal basso di precari, migranti, movimenti contro le devastazioni ambientali, disoccupati e senza casa sarà possibile agire il cambiamento nella società, nasce quella spinta che porterà alla grande manifestazione del 19 ottobre 2013 ed alla successiva accampada dei movimenti di lotta per la casa a Porta Pia. Sotto la parola d’ordine di “assediamoli” sfilano centinaia di migliaia di corpi che chiedono a gran voce un cambiamento radicale del paradigma di sviluppo. Per dire basta ad un capitalismo che favorisce pochi e si accanisce ferocemente sugli ultimi della catena sociale. Dalla tenacia di chi ha resistito per giorni accampato a Porta Pia ne scaturisce un incontro con l’allora ministro Lupi che, davanti alla rabbia sociale, come sempre sortisce solo promesse vuote e solite arroganti frasi di circostanza. Tra l’altro di lì a breve sarà ancora una volta chiaro da che parte sta la politica: lo stesso ministro Lupi (che poi si dimetterà sotto il peso delle inchieste giudiziarie) darà il nome ad un famigerato decreto del renziano “piano casa” che all’articolo 5, come per prendersi beffe dei movimenti per la casa, sancisce la guerra ai poveri: “Chiunque occupa abusivamente un immobile senza titolo non può chiedere la residenza né l’allacciamento a pubblici servizi”. Quindi si staccano le utenze a chi per sopravvivere ha recuperato qualche palazzina fatiscente e gli si nega ogni diritto civile (ad esempio la possibilità di mandare i figli a scuola) privandoli della residenza anagrafica. Chapeau!
Questo e molto altro c’è ne “La Scintilla”, edito dalla Fandango Libri, ora sta a voi leggere e diffondere…
A seguire, dibattito sulle prospettive della mobilitazione contro gli sfratti, l’art.5 e in difesa delle occupazioni abitative. Interverranno: Rete nazionale Abitare nella crisi, Roma si Barrica, Social Log Bologna, Assemblea sociale per la casa di Venezia-Mestre-Marghera, Comitato abitanti di San Siro – Cantiere di Milano, Assemblea anti-sfratti “Diritti per tutti”, Magazzino 47, Collettivo gardesano autonomo.
Saggi. Il diritto all’abitare ne «La scintilla» di Cristiano Armati per Fandango. Democrazia radicale negli stabili occupati. Una storia di un movimento ostile all’ideologia delle grandi opere
I movimenti di lotta per il diritto alla casa ed all’abitare si sono moltiplicati negli ultimi anni in Italia, come in tutto il sud Europa, fino a spingere l’elezione di Ada Colau a sindaco di Barcellona, ma l’attenzione della stampa, della saggistica e della ricerca sociale non è stata all’altezza di questa forza. Il libro La scintilla. Dalla Valle alla metropoli, una storia antagonista della lotta per la casa di Cristiano Armati, pubblicato da Fandango, contribuisce a colmare questa lacuna, insieme ai lavori del collettivo internazionale SqEK (Squatting Europe Kollective) e di singoli ricercatori e ricercatrici che stanno proponendo analisi sul tema.
La scintilla ricostruisce la storia passata e recente del movimento per la casa, specialmente della realtà romana, ed ha il merito di presentare analisi e proposte emergenti dall’interno dello stesso movimento. Un testo corale, dunque, che presenta un processo in corso, capace di durata e conquiste quotidiane, dal blocco degli sfratti alle occupazioni di immobili vuoti. Ciò che è al centro di questo libro è un percorso collettivo di riappropriazione e di risposta autonoma alle assenze o alle presenze interessate delle istituzioni pubbliche, mentre le città diventano sempre più ostili per una parte della popolazione, con gli sfratti eseguiti in crescita vertiginosa in tutta Italia dal 2011, pari a 31.399 nel 2013, quasi tutti per morosità.
Il racconto si svolge in prima persona a partire dall’esperienza dell’autore, occupante con il suo nucleo familiare dopo il mancato rinnovo del contratto di lavoro. La narrazione diretta facilita l’immersione del lettore all’interno del movimento, accompagnato dalla sua colonna sonora, dalle canzoni, dai cori e dagli slogan usuali nelle iniziative di lotta, che restituiscono la scansione del tempo quotidiano dell’impegno, dalle note di Azzurro a quelle di Questa casa non la mollerò di Ricky Gianco.
La storia si sviluppa dal primo Tsunami tour romano per la casa del 6 Dicembre 2012, con l’occupazione di diversi edifici inutilizzati, passando per la manifestazione in Val di Susa nell’estate del 2013, dopo la quale fu lanciata l’iniziativa nazionale della sollevazione del successivo 19 Ottobre, fino allo sgombero ed alla resistenza delle occupazioni della zona Montagnola nell’Aprile 2014. In questo periodo si è diffuso il programma politico lanciato dai movimenti sociali in Italia: una sola grande opera, casa e reddito per tutte e tutti. Un programma che coglie nel segno, perché individua la necessità di ribaltare la politica di Robin Hood al contrario — che favorisce cioè banche e imprese private — promossa dallo Stato attraverso le grandi opere. Una politica che nega diritti e bisogni fondamentali ad una parte crescente della popolazione, composta soprattutto da italiani e migranti in condizioni di precarietà e disoccupazione o occupati con bassi salari. Una politica di classe, sistematizzata dalla Legge obiettivo del 2001 e rilanciata dal decreto «Sblocca Italia» del 2014, che si è fondata sull’espropriazione della ricchezza collettiva a vantaggio di quella privata.
Il legame tra la lotta contro il Tav e quella per il diritto alla casa ed all’abitare è qui evidente. Sono lotte che propongono di andare oltre la logica delle grandi opere e dell’espropriazione, per costruire un’alternativa politica capace di interrompere la tendenza al crescente impoverimento sociale ed all’aggressione ambientale. Questo legame si ritrova anche dal lato negativo della storia, nelle politiche di ordine pubblico dello Stato — attraverso le denunce per terrorismo dei militanti No Tav o l’articolo 5 del Decreto Lupi contro l’occupazione abusiva di immobili — ai cui rappresentanti Armati si rivolge più volte, chiedendosi quando, in un contesto di ingiustizia crescente, «tra i dipendenti statali si diffonderà un movimento di disobbedienza civile».
Il testo parla, però, anche del comune metodo politico utilizzato, quello della democrazia orizzontale, rappresentato da alcuni osservatori esterni, come hann scritto alcuni giornalisti, come l’espressione di un controllo mafioso di una parte degli attivisti sui partecipanti alle occupazioni. È curioso che questa interpretazione venga veicolata in una città che sta conoscendo le vicende di «Mafia capitale», l’evidenza di un potere politico ed economico costruito sulla pelle delle aree sociali maggiormente stigmatizzate, quelle normalmente individuate come colpevoli di ogni problema: i rom, i senza casa, le famiglie sfrattate, gli immigrati.
I movimenti per la casa stanno mettendo in discussione proprio questo, le politiche e le narrazioni razziste e classiste, utili ad «evitare alleanze tra classi sociali disagiate», mentre continuano ad alimentare la pratica della solidarietà e della cooperazione meticcia: in altre parole, la scintilla del cambiamento.
UNA DOMU PO CASTEDDU è il Festival organizzato da SA DOMU OCCUPATA (Via Lamarmora 126) a Cagliari dal 14 al 18 luglio. Un festival fatto di seminari, dibattiti, esibizioni e tanta musica, dove verranno trattati tutti i temi che hanno caratterizzato l’ ultimo anno di lotta nella nostra città.
Tra le altre cose, sarà affrontata la drammatica questione abitativa cagliaritana, caratterizzata da 1110 richieste di una casa popolare, 5000 appartamenti sfitti e da 9000 famiglie in graduatoria.
Dibattito pubblico sulla casa e sul diritto all’abitare a cura del Circolo PRC “Valerio Panzironi”: lunedì 29 luglio, alle 18, presso l’osteria “da Pietro”, in via Pietro Gasparri 32 (Primavalle – Roma), Cristiano Armati presenta “La Scintilla. Una storia antagonista della lotta per la casa“. Intervengono: Paolo Di Vetta, Luca Fagiano, Claudio Ortale, Massimo Pasquini, Giulia Pezzella, Tiziana Ulerio, Claudio Ursella e gli occupanti di via Battistini e dell’ex clinica “Valle Fiorita”. In memoria del compagno Valerio Panzironi.
Senza tregua contro il Piano-Casa a Bologna. Nella città delle Torri, il Social Log, negli spazi della Ex Telecom occupata (via Fioravanti 27), organizza una quattro giorni dedicata alle contrapposizioni sociali alla crisi e al governo Renzi, affrontando temi come la sovranità alimentare (18 giugno), le grandi opere e lo Sblocca Italia (19 giugno) e i diritti dell’infanzia (21 giugno).
SABATO 20 GIUGNO l’attenzione è rivolta alla casa e ai fenomeni di riappropriazione che hanno consentito, negli ultimi anni, a migliaia di famiglie di riprendersi il diritto ad avere un tetto sopra la testa. Senza tregua contro il Piano-Casa, dunque: dalle 18:30 presentazione del libro “La Scintilla, dalla Valle alla metropoli, una storia antagonista della lotta per la casa” insieme all’autore Cristiano Armati e ai compagni e alle compagne di #RomaSiBarrica.
A seguire presentazione e proiezione del Web Doc “4stelle hotel” dedicato ad una delle più grandi occupazioni abitative romane. A introdurre e raccontare il web doc ci saranno con noi i protagonisti di questa straordinaria esperienza di riappropriazione. Dopo i dibattiti e le presentazioni cena meticcia e grigliata. Dalle 21 musica by Calibro 7 Pollici