ROMA, sabato 24 ottobre: alle ore 17.30 al Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz – MAAM (Via Prenestina 913) presentazione congiunta di: “Space Metropoliz. L’era delle migrazioni esoplanetarie“, a cura di Fabrizio Boni e Giorgio de Finis (Boerdeaux Edizioni, 2015) e “La Scintilla. Dalla Valle alla metropoli, una storia antagonista della lotta per la casa” di Cristiano Armati (Edizioni Fandango).
Autore: Cristiano Armati
L’ottobre di Gateway: Ultrà a Bologna
La stampa mainstream continua nei decenni ad accostare il termine ultrà alla parola teppismo come se fossero sinonimi, a demonizzare uno stile e un movimento (nato tra lo stadio e la strada) senza mai essersi addentrata su quei gradoni, macinato centinaia di kilometri per le trasferte, partecipato a quelle domeniche dove l’unica cosa che conta sono i colori della propria maglia.
Nonostante questa sottocultura abbia subito numerosi mutamenti, affrontato una repressione costante sempre più intensa e sia stata costretta a misurarsi con un sistema-calcio devoto solo al denaro, sopravvive continuando a suo modo ad esprimere conflittualità e odio verso una cultura dominante che non gli appartiene.
Cosa c’è dietro l’attitudine al conflitto sociale che caratterizza la militanza ultrà? Quali sono le ragioni di una rabbia mai compresa dalle inchieste sociologiche legate al fenomeno? Qual è la storia di un movimento che attraversa l’intera Europa, restando l’unica spina nel fianco di un sistema-calcio ormai quasi completamente addomesticato alla televisione?
A vent’anni dalla prima pubblicazione ritorna “Ultrà. Le sottoculture giovanili negli stadi d’Europa” di Valerio Marchi, un libro che risponde a queste domande con originalità ed entra nel merito del fenomeno dalla sua nascita fino ai tempi recenti. Uno dei pochi in circolazione in cui, a prendere la parola per parlare di ultras, è chi è stato ultras.
Il testo sarà presentato giovedì 22 ottobre alle 19 presso la MEDIATECA GATEWAY (via San Petronio Vecchio 33/B) insieme a Cristiano Armati, editor della Red Star Press e di Hellnation Libri.
Ex Telecom Bologna: resistere si può, vincere bisogna
Un bambino piccolo, usando le piccole dita della sua mano, non sarebbe stato più capace di tenere il conto: Uno, dieci, cento blindati, questa mattina all’alba, hanno invaso via Fioravanti, dietro la stazione di Bologna ed esattamente di fronte agli uffici del Comune. Armati di tutto punto, gli uomini e le donne delle forze dell’ordine sono scesi dagli automezzi e hanno immediatamente circondato il palazzo della Ex Telecom, un luogo già abbandonato ma che dallo scorso dicembre trecento persone hanno iniziato a chiamare “casa”. Questo è il numero delle persone che vivono in quel luogo: una delle più grandi occupazioni abitative italiane, ma anche una delle più vivaci. Perché come in ogni casa che si rispetti, sotto quel tetto non ci si è riparati soltanto dal freddo e dalla pioggia, ma è stata costruita solidarietà, rispetto reciproco, vera integrazione culturale e possibilità concrete di riscatto per chi è stato derubato di ogni cosa ma che, a partire dalla Ex Telecom, ha potuto rialzare la testa, sfidare un presente di soprusi e umiliazioni e tornare a progettare un futuro. Oh, se solo si potesse contare l’amore da cui l’Ex Telecom è stata avvolta! I cento blindati bolognesi sarebbero immediatamente spazzati via. Un intero esercito non avrebbe il valore di una singola storia tra le moltitudini che hanno visto protagonisti gli occupanti e le occupanti della Ex Telecom. Ne racconto una soltanto, perché sarà abbastanza. La storia di una giovane coppia marocchina. Lei aspetta un bambino. Passano i giorni, ma il piccolo ha fretta. Forse vuole conoscere i tanti amichetti e le tante amichette – nella Ex Telecom ci sono un centinaio di bambini – che lo aspettano lì, nel grande piazzale interno ai vecchi uffici abbiandonati. Fatto sta che il bambino spinge e una notte, all’improvviso, alla mamma si rompono le acque… il bambino sta nascendo!
Il giovane papà si spaventa, la mamma non sa bene che fare… in Marocco, però, c’è un’altra mamma, la nonna, che i suoi figli li ha partoriti in casa. E se l’ambulanza, chiamata, ritarda, la sapienza popolare supera il mare: si fa così e così, ordina la nonna da Casablanca. E un manipolo di donne dell’occupazione, nate in ogni continente, si trasforma in ostetriche esperte sotto la guida della nonna marocchina: mettono a bollire l’acqua e preparano gli asciugamani… proprio come si vede nei film. Il piccolo nasce nella nuova casa occupata, tra le grida di gioia e le lacrime d’emozione di tutta la Ex Telecom: quando arrivano i medici possono solo dire che sta bene e che tutto, compreso il taglio del cordone, è stato fatto alla perfezione. Quel bambino, in questo momento è lì, in quel palazzo: gli uomini e le donne in divisa non vogliono che cresca libero e felice, non lo vuole il Pd locale né il Pd nazionale, non lo vuole la prefettura, non lo vuole la questura e non lo vogliono nemmeno i tanti leoni da tastiera, abituati a pontificare ma incapaci di agire.
Questa mattina, alla Ex Telecom di via Fioravanti la polizia e i carabinieri stanno sputando su ciò che esiste di più sacro. Una comunità di vita e di lotta che ha sovvertito la regola delle tante case senza gente e della tanta gente senza casa. Quella gente, la nostra gente, è stata già caricata diverse volte in via Fioravanti: ci sono molti feriti, c’è il sangue che cola sull’asfalto, eppure si sta resistendo.
LA EX TELECOM NON HA NESSUNA INTENZIONE DI ABBANDONARE LA LOTTA
La cosa più schifosa, insieme agli assessori del partito democratico che assistono allo scempio dalle finestre dell’edificio Comunale (vergognatevi di esistere!) è, forse, la vista degli assistenti sociali che stanno minacciando madri e padri: sono pronti a togliere i figli a chi resiste; ma non lo permetteremo ma, non staremo a guardare un simile abominio.
In tutta Italia, di fronte alla Ex Telecom, vogliamo piangere le stesse lacrime di gioia e di emozione che abbiamo pianto quando abbiamo saputo del parto assistito dalla telefonata dal Marocco. La gioia che vogliamo piangere è quella di una resistenza capace di durare un minuto in più del nostro nemico e l’emozione, allora, sarà quella di un nuovo inizio: non più una difesa, ma un clamoroso attacco alla riconquista di tutti i diritti. Una casa in cui vivere, un lavoro dignitoso, una scuola piena di colori, una sanità aperta a tutti e a tutte. Questa è la partita che si sta giocando in questo momento a Bologna, e allora: perché state ancora leggendo questo pezzo?
ECCO COME SI STA RESISTENDO ALLA EX TELECOM
Se siamo ancora capaci di farci stringere il cuore e di sentire un briciolo di indignazione non diamola vinta alle forze del male, non lasciamo soli le mamme e i papà di Bologna insieme ai mostri: lasciamo il lavoro, usciamo dalle case, riversiamoci nelle strade!!! A Bologna il presidio dei sodali cresce di minuto in minuto e la granitica certezza delle forze dell’ordine si incrina: oggi non si passa, dicono le bandiere degli occupanti saliti sul tetto decisi a restare lì. Oggi non si passa dicono le signore che sbattono sui muri i coperchi delle pentole. Oggi non si passa dicono i bambini e persino le loro maestre e i loro maestri, i Partigiani della Scuola Pubblica, accorsi sul posto.
In tante città italiane, sono stati chiamati presidi di solidarietà, punti di raccolta decisi a scongiurare questa ennesima infamia: da Alessandria a Palermo, da Brescia a Roma, dove i sodali del movimento per il diritto all’abitare hanno fissato una manifestazione per le 17, a Porta Pia, sotto le finestre di Del Rio, uomo forte di Renzi nonché ministro attualmente responsabile della grave crisi degli alloggi in Italia.
Oggi è una di quelle giornate dove la storia accelera la sua corsa, vibrando dalla voglia di essere scritta, non con le parole, ma con i corpi di chi sceglierà di stare dalla parte giusta.
Oggi è una di quelle giornate in cui la sinistra italiana è chiamata a dire “io c’ero” mentre, delle guardie e dei loro padroni in doppiopetto, bisogna che a fine serata si possa dire “non ci sono più”.
Perché oggi alla Ex Telecom e con la Ex Telecom, simbolo di tutte le occupazioni abitative italiane, è necessario dimostrare che l’alta velocità in Val di Susa non la vogliamo, che le trivellazioni nell’Adriatico devono cessare, che le esercitazioni militari in Sardegna non hanno ragione di essere, che gli impianti Nato in Sicilia vanno smantellati, che i rifugiati sono i benvenuti e che l’unico posto in cui possono rifugiarsi fascisti, razzisti e uomini di Renzi si trova fuori dalla storia, al di fuori di qualunque umanità. Per questo alla Ex Telecom resistere si può, ma vincere bisogna.
TUTT* IN PIAZZA!
La Scintilla a Bergamo
BERGAMO – 7 Ottobre 2015, ore 21
Cristiano Armati presenta “La Scintilla”
@ BARRIO CAMPAGNOLA (Via Ferruccio dell’Orto 20)
“La Scintilla. Dalla Valle alla Metropoli, una storia antagonista della lotta per la casa”, ma potremmo anche scrivere dal Centro alla Periferia, o dalle Fabbriche ai cancelli della Logistica, perché quello che ci offre Cristiano Armati è un affresco di come le lotte, in Italia, siano intrecciate perché intrecciate sono le persone che le conducono e le vivono. Ripercorrendo le tappe fondamentali del percorso di lotta dei movimenti per la casa proveremo insieme a rileggerne le criticità, senza però dimenticare di gettare luce sulle vittorie, fatte di resistenza, di riappropriazione e di ricomposizione di classe. Perché se pur la lotta costa fatica e compromissione è però costellata e fatta di condivisione, di emozioni e del senso di poter, insieme, cambiare davvero le cose, trasformandosi da una semplice scintilla ad un fuoco che divampa.
Logos 2015: Pugni e socialismo alla Festa della Parola
ROMA: Se la parola “benessere” è il tema scelto per ispirare la quinta edizione di LOGOS – Festa della Parola, lo sport popolare è la forma di autorganizzazione capace di esprimere al meglio i valori di una pratica sportiva slegata sia dalle ideologie del profitto sia dal mantra della competizione a tutti i costi. In questo contesto, negli spazi occupati e autogestiti della Ex Snia – Parco delle Energie (Via Prenestina 173), DOMENICA 4 OTTOBRE, alle 17, Chiara Gregoris e Giuni Ligabue presentano “Pugni e socialismo. Storia popolare della boxe a Cuba“. Insieme agli autori intervengono Cristiano Armati (Red Star Press) e gli All Reds Rugby.
Gagarin a Capranica (Viterbo)
CAPRANICA (Viterbo), 2 ottobre 2015: alle 18 il Circolo Arci “Claudio Zilleri” presenta “Non c’è nessun dio quassù” di Yurij Gagarin, l’autobiografia del primo uomo a volare nello spazio. Interviene Cristiano Armati (Red Star Press).
Ogni volta che mi convocano in Questura
Ogni volta che mi convocano in Questura ne approfitto sempre per fermarmi dal vecchio Garibaldi. Il foglio firmato dall’incaricato di turno in tasca, esorcizzo le brutte parole che gli uomini in divisa dicono di me con la carta ammuffita dei libri vecchi e i ricordi di quando gli editori trattavano direttamente con i bancarellai, visto che ancora non esistevano né i promotori né i distributori. Tra piazza della Repubblica e la stazione Termini, c’è sempre qualche volume di autori che nessuno stampa più, dedicato a temi e soggetti che avrebbero fatto il loro tempo e che ora se ne stanno là, stipati in chioschi come quello di Garibaldi, insieme a pile di vecchie videocassette porno, a vinili improponibili e a un variopinto assortimento di oggetti di antiquariato.
«Lo sai che la Morante pretese che La storia venisse stampato in edizione economica perché voleva che il suo libro fosse accessibile a tutti?», mi chiede Garibaldi.
«Sì…», annuisco. Lo so. E so anche che i processi faranno il loro corso e, nel giro di un certo numero di anni, si tramuteranno in condanne: diffamazione a mezzo stampa, adunata sediziosa, invasione di edificio, resistenza… Io però, ogni volta che mi convoca la Questura, continuo ad approfittarne per passare tra la stazione Termini e piazza della Repubblica e fermarmi una mezz’ora dal vecchio Garibaldi. Lì un’idea per la riedizione di qualche libro scomparso dalla circolazione eppure ancora necessario la trovo sempre. In fondo lavoro nell’editoria. E ne approfitto per festeggiare ogni denuncia mettendo in cantiere la nuova edizione di un vecchio classico della lotta di classe.
PS: ringrazio l’insopprimibile puzza di piscio che, stagnando tra i chioschi, aiuta i vecchi marchettari e i tossici ancora in circolazione a impedire ai fighetti a caccia di luoghi esotici di invadere la zona trasformandola in un posto… di classe. Cioè della loro classe.
L’eredità nelle lotte: La Scintilla a Modena
Quale eredità lasciamo alle nuove generazioni distruggendo la scuola pubblica? Quale memoria è rimasta dei pacifisti, dei disertori, degli antimilitaristi nella grande retorica delle celebrazioni per la prima guerra mondiale? Quale futuro ci consegnano le lotte per la casa e nella metropoli? Quali alternative ad una istruzione escludente e repressiva?
Mentre la kermesse culturale della città si adagia nella valorizzazione di un’eredità pacificata, noi torniamo a dire che la memoria, la cultura e il pensiero sono campi di conflitto…
EX DEPOSITO CARCERARIO AUTOGESTITO – Via Carteria 49 MODENA
Domenica 20 Settembre
ore 16.00: presentazione del libro “La scintilla” di Cristiano Armati (Dalla valle alla metropoli, una storia antagonista della lotta per la casa). A seguire aperitivo
La Scintilla a Imola
IMOLA: sabato 19 SETTEMBRE 2015, ore 19
CSA BRIGATA 36 (via Riccione 4 – Imola)
Presentazione del libro di Cristiano Armati
LA SCINTILLA
Dalla valle alla metropoli, una storia antagonista della lotta per la casa
Ne parleremo con l’autore, che racconta la continuità delle lotte per la casa in Italia dagli anni ’70 ad oggi, spiegando come da sempre su questo tema solo l’organizzazione e la rivendicazione ha consentito ai più deboli e agli sfruttati di strappare diritti, politiche sociali e spazi di vivibilità.
Che nelle metropoli italiane il prezzo di un affitto sia spesso superiore allo stipendio medio di un lavoratore, dice tanto sulla lotta per la casa e sulla realtà delle occupazioni abitative. Ma sul come, partendo da un bisogno, la pratica dell’azione diretta e dell’autorganizzazione abbia costruito una realtà di uomini e donne radicalmente avversi al sistema economico attuale, le statistiche tacciono, l’informazione mainstream diffama e la repressione colpisce inesorabile, distribuendo nel silenzio severe misure restrittive e anni di galera. Eppure anno dopo anno, azione dopo azione e, soprattutto, occupazione dopo occupazione, la lotta per la casa ha vinto la battaglia contro la rassegnazione e ha restituito un tetto a migliaia di persone espulse dal sistema.
Un libro scritto sulle barricate del ventunesimo secolo insieme ai militanti dei movimenti per il diritto all’abitare, in grado di spaziare dagli anni Settanta ai giorni nostri, dalla battaglia di San Basilio fino agli “Tsunami Tour” romani e alle nuove resistenze contro lo scempio delle grandi opere (la Tav) e dei grandi eventi (Expo): una narrazione partecipata e sorprendente; come una scintilla che, nella notte del capitalismo globale, continua a tenere viva la fiamma della rivoluzione.
Attenti al cinghiale
Una volta, per i fattacci di cronaca nera, la stampa aveva già bello è pronto il colpevole da dare in pasto all’opinione pubblica. E questo, immancabilmente, era l’extracomunitario.
Tutti ricorderanno ancora, tanto per fare un esempio eclatante, quanto accaduto a Novi Ligure nel 2001, quando lo sgozzamento di una madre di famiglia e di suo figlio fece immediatamente scattare una caccia all’albanese… salvo scoprire poi che, ad uccidere a coltellate la mamma e il figlio era stata la giovane Erika, cioè la figlia e la sorella delle vittime, insieme ad Omar, il suo fidanzatino.
Alla stessa maniera, ad Erba, in provincia di Como, lo sterminio avvenuto a colpi di spranga e di coltello di un’intera famiglia, cane compreso, fu immediatamente addossato a Azouz, “colpevole” principalmente di essere tunisino. Solo in un secondo tempo si decise di accettare la realtà per quello che era, e di riconoscere gli autori della strage negli italianissimi Olindo Romano e Angela Rosa Bazzi: una placida coppia di mezza età, “tranquilla” come possono esserlo in tante.
La macabra lista che stiamo compilando, in ogni caso, potrebbe essere allungata, e davvero di molto. L’elemento di novità rispetto all’oggi, però, sta nel salutare il rientro nella lunga lista dei “folks devil” – cioè in quelle categorie sociale stereotipate appositamente per scaricare su chi vi viene inserito le colpe di qualunque male – di un elemento che si credeva dimenticato tra le pagine di un bestiario medioevale, quando si gridava terrorizzati al pericolo incarnato da caproni con il tronco umano, lupi e draghi capaci di volare e di sputare fiamme. Ebbene, ai nostri giorni, all’extracomunitario, al tossicodipendente, al militante politico e all’ultrà, tanto per nominare un po’ di categorie buone per far scattare cacce alle streghe e invocare leggi speciali, si aggiunge un simpatico mammifero dotato di zanne e di orgoglio da vendere, appartenente alla famiglia degli ungolati e comunemente noto con il nome di “cinghiale”.
Come sempre, quando si ha la coscienza sporca, le persone “per bene” non si accontentano di aver distrutto interi territori, devastato gli habitat naturali e lasciato al degrado e all’abbandono porzioni di città già edificate per fini meramente speculativi. Ora, essendo che il cinghiale non intende lasciarsi estinguere tanto facilmente, gridano al pericolo e sostengono che quella dei cinghiali è una questione di “ordine pubblico”.
Bene, gli autonomi che, dalla Val Susa a Niscemi, assaltano le reti dei cantieri delle grandi opere inutili e dannose o gli ultrà ancora impegnati a fronteggiare i battaglioni della celere, per non parlare dei rifugiati che travolgono i confini, da oggi hanno un alleato in più: il cinghiale.
E non è certo un alleato di poco conto se si tiene conto del curriculum mitologico ed etologico di questo essere potente e meraviglioso. Un animale bellissimo che intanto, dalle parti di Frosinone, ha già avuto bisogno di trovarsi un bravo avvocato. A Ferentino, infatti, alla notizia del ritrovamento di un cadavere con ferite “sospette”, si è subito gridato “è stato un cinghiale! è stato un cinghiale!”.
Peccato solo che ancora non risulta che il re dei boschi abbia l’abitudine di utilizzare un fucile a pallettoni contro le sue prede!
E peccato anche che, anziché operare una quanto mai opportuna messa in discussione dei rapporti tra uomo (cioè tra imprese devastatrici e nocive) e ambiente, si stia invocando il massacro dei cinghiali, con la Coldiretti che, per il 29 settembre, ha addirittura convocato una manifestazione a Roma per protestare contro questi animali e dei danni di cui sarebbero responsabili. Asserzione che, priva di qualunque retroterra analitico rispetto alle modalità di sfruttamento di campi e boschi, non suona poi troppo diversa dalle frasi con cui si ricorda sempre che “gli stranieri ci rubano il lavoro”.
Intanto, mentre a Ferentino si è stati costretti ad ammettere che l’autore dell’omicidio, pur essendo ancora ignoto, non appartiene di certo alla famiglia degli ungulati, alle folle di benpensanti abituati a imboccare sempre la via più corta e comoda per spiegare le ragioni del male da cui siamo circondati, così come a chi è sempre alla caccia del pretesto buono per addossare a un capro espiatorio le storture di un intero sistema: ebbene, a tutta questa razza di ipocriti con la coscienza sporca non resta che dedicare una canzone e un monito. La canzone l’ha scritta Fabrizio De Andrè. Ma il monito è: “attenti al cinghiale!”.